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15 Febbraio 2014 | Paesaggio dell'anima

Le ansie del nord-est

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redighieri.

15 febbraio 2014

Fiorenzo Carpi: Abissinia.

Cari ascoltatori, iniziamo con un brano di Fiorenzo Carpi, compositore di musica da film, che tra le molte colonne sonore ha scritto anche quella del film “Notte italiana” di Carlo Mazzacurati, uscito nelle sale nel 1987. Oggi partiamo proprio dalla recente scomparsa di Mazzacurati, il regista che ha raccontato le ansie e le inquietudini del nord-est, cioè della parte più produttiva e ricca del Paese. Mazzacurati era padovano e le sue ambientazioni erano quasi sempre venete – il Polesine, il delta del Po, Padova, la provincia – ma il suo cinema parla anche di noi: non solo perché l’Emilia appartiene al nord-est, ma anche per le sue frequentazioni bolognesi. Il regista si era laureato all’Università di Bologna e dal 2011 era presidente della Cineteca.

Il nord-est: che cos’è? Ci vorrebbero dieci trasmissioni per raccontarlo, soprattutto oggi che il mitico volano d’Italia sente i morsi della crisi: una crisi dura che ne ha divorato il benessere e l’ha reso più cattivo. Mettiamoci poi il terremoto e l’alluvione, con il territorio modenese che sembra finito sotto una cattiva stella: fabbriche e capannoni distrutti, i settori di eccellenza in ginocchio, dal biomedicale alla ceramica. Forse non resta, come nel film di Mazzacurati Il toro, del 1994, che rubare un toro-campione dall’allevamento da cui ti hanno licenziato, caricarlo su un camion e provare a venderlo nell’Europa dell’est, per ricavarci un buon guadagno: se tutto andasse per il verso giusto …

Fanfare Ciocârlia: Asfalt Tango.

Mazzacurati ci ha insegnato a guardare dentro la realtà che ci circonda. In un suo film del 2007, “La giusta distanza”, in un paesino del nord-est un immigrato viene ingiustamente accusato dell’omicidio di una ragazza e si suicida in carcere. Il giornalista che scoprirà la verità, imparerà che il male avvolge tutti e che, per cogliere la verità in un mondo di menzogne, occorre mantenere la “giusta distanza” tra sé e la realtà osservata: l’osservatore non può essere estraneo all’oggetto che descrive, né essere troppo vicino, altrimenti non mette a fuoco i dettagli e la realtà diventa una massa confusa. Ci sono tre scrittrici che, mantenendo la “giusta distanza”, riescono a descrivere la provincia emiliana, quel lembo di terra introno a Bologna che sconfina con Ferrara, Modena, Reggio Emilia.
La prima autrice che vogliamo leggervi, Licia Giaquinto, dall’Irpinia si è trasferita a Bologna, è diventata scrittrice partecipando ai reading di poesia e girando lungo il Po e nel bosco della Mesola nei giorni di nebbia. In Cuori di nebbia racconta una vicenda molto simile a quella del film di Mazzacurati del 1996 “Vesna va veloce”. E poiché le musiche del film sono di Jan Garbarek, eccovi un pezzo di questo sassofonista norvegese che abbiamo avuto il piacere di ascoltare a Bologna lo scorso novembre.

Jan Garbarek: In Praise of Dreams.

Il nord-est italiano guarda a oriente. E da quella che una volta era la cortina di ferro, arrivano donne e ragazze in fuga dalla miseria, come la bella ceca clandestina dal cuore gonfio di rabbia, Vesna, che per il suo riscatto sociale, appena messo piede in Italia, sceglie la via più veloce per guadagnare: la prostituzione. Stessa scelta della russa Natascia del romanzo di Licia Giaquinto, che in Italia, però, c’era già stata da piccola, accolta ogni estate da una famiglia di Ravenna come altri bambini di Chernobyl.
«Era un’Italia che non mi aspettavo, quella che trovai appena arrivata a Bologna. Fredda, umida, nuvolosa, piovosa. Tetra. L’avevo sempre vista calda, azzurra, assolata. E non avevo, stupidamente, mai pensato che l’inverno, anche se meno lungo e gelido, arrivava pure lì, quando, finita l’estate, me ne ritornavo in Russia. A Gregori quei luoghi piacevano molto. Gli piacevano i campi piatti, gli argini, i casoni dispersi nella nebbia, i grandi camion che attraversavano la notte coi loro fari enormi, gli piaceva la brina, il gelo, la nebbia. Anche la casa l’aveva voluta lì, in mezzo alla pianura. Quei paesaggi gli ricordavano la Russia, e gli provocavano quel dolore dolce che è la nostalgia per i luoghi dove aveva trascorso l’infanzia, e dove voleva tornare al più presto. (…) Era una Russia bianca e bellissima, come una sposa immensa che abitava una enorme reggia fatta di grotte e foreste e laghi ghiacciati e pianure sterminate …».

Rimsky-Korsakov: Prelude. Khovanschina (direttore Ernest Ansermet e Orchestre de la Suisse Romande).

A partire da “Notte italiana”, che era un piccolo noir padano, nei film di Mazzacurati c’è sempre la provincia. La stessa provincia che noi abitiamo, conosciamo bene, eppure poco decifrabile nelle sue pieghe più nascoste: là dove – ad esempio – a un certo punto entrano in scena, con la globalizzazione, cinesi, rumeni, arabi, marocchini. “E’ uno spazio vuoto come un foglio bianco – ha detto Mazzacurati – che nel tempo ho imparato a conoscere: è l’ultimo lembo di pianura padana rimasto a suo modo abbastanza intatto, insieme espressione di una profonda arcaicità e una grande modernità”.
Chiudiamo, cari amici, con un altro autore di colonne sonore, Carlo Crivelli, che ha composto le musiche di uno degli ultimi film di Mazzacurati, “La passione”, del 2010, di cui vi facciamo ascoltare tre brevi composizioni.

Carlo Crivelli: 1) La Passione – 2) Piano Solo – 3) Piano Solo. Variazione 1.

Brano corrente

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