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25 Settembre 2006 | Paesaggio dell'anima

N°28-UNA CITTA’, UNA STORIA

L’Argentina raccontata da un giovane emiliano romagnolo… d’Australia, quarta puntata: Mendoza.

Continua il viaggio in Argentina assieme ad Edward Caruso, australiano di origini emiliano romagnole. Come spiegavamo nelle precedenti puntate di “Una città una storia”ci sono tanti modi per raccontare una città,  fino ad ora abbiamo ascoltato il racconto di chi il luogo lo vive giorno dopo giorno, di chi vi è nato o che lì è cresciuto, lavora. Da alcune puntate invece vi proponiamo  un altro modo che è quello del viaggiatore, di chi sceglie di conoscere un luogo nuovo e cerca di catturarne l’essenza, guardandosi intorno, conoscendo persone, scoprendone la  realtà passo dopo passo.

La penultima , del diario di viaggio in Argentina del nostro Edward Caruso, di cui potrete apprezzare l’ottimo italiano e perdonare qualche piccolo errore, ci porta oggi a Mendoza.

Prima parte

Si viaggia con la speranza di conoscere meglio se stessi e per scoprire paesaggi con dei grandi spazi che funzionano come una metafora che svela l’emozione della libertà. La provincia di Mendoza mi ha fornito tantissime immagini indimenticabili che mi hanno dato il senso di scoprire nuove emozioni grazie agli spazi. Mi trovavo nell’ultima tappa del mio viaggio per conoscere un paese che continuava ad offrire numerose meraviglie che meritano di essere percorse: tra questi la strada che va oltre il Puente del Inca e il Parque Provincial Aconcagua, e che arriva al confine con il Cile.
Ero di nuovo vicino alle Ande, finalmente, tre settimane dopo la meraviglia di averle viste per la prima volta dall’aereo durante il volo Santiago–Buenos Aries. Da non dimenticare è stato lo scorcio di un laghetto azzurro in alto e tra le cime di una seria di montagne coperte da neve. Una seconda immagine è stata la neve andina, ma vista dalla pianura di un deserto durante una giornata polverosa dove faceva oltre 30 gradi. Dopo quasi un anno che manco, questi paesaggi non finiscono mai di stupire.
C’è sempre un punto d’arrivo, dopo un lungo viaggio (Cordobá–San Louis–Mendoza) dove uno pensa di aver un’idea di quello che si aspetta, ma la città di Mendoza non si lascia definire così facilmente. Vittima del terremoto del 1861, che distrusse quasi tutto il centro coloniale, Mendoza vanta un centro di spazi verdi e di strade larghe. Qui c’è meno traffico di Buenos Aries e di Cordoba. Basta a percorrere le cinque piazze principali del centro (San Martín, España, Italia, Chile e Independencia) per vedere che tutte comprendono giardini con esempi d’arte che servono come monumenti ai fondatori del paese. Per esempio, nel caso di Plaza Italia, possiamo trovare un omaggio alla nostra creatività italia che qui portò tanto sviluppo; nel caso di Plaza España c’è una fontana con delle maioliche in stile moresco e con un murale a pochi passi che rappresenta la fondazione del paese, e purtroppo la famigerata conquista del suolo argentino. Una cosa interessante da sottolineare è che le 1.400 maioliche di Piazza Italia, opera di Marta Moyano, sono state ispirate dal pavimento della cattedrale di San Petronio a Bologna.
Ma i giardini non finiscono con queste piazze, basta visitare il Parque General San Martín, un parco di 420 ettari e con 17 chilometri di percorsi. Durante le mie passeggiate lì, mi è capitato di trovarmi in un bosco di pini che mi faceva sentire la nostalgia per gli spazi verdi attorno alle zone periferiche di Bologna. Ma bisognava andare oltre l’Italia, alla pianificazione del parco che iniziò nel 1897 e che rispecchia una diversa realtà. Oggi troviamo il monumento-simbolo Cerro de la Gloria, per commemorare la liberazione dell’Argentina, il Cile e il Peru dagli spagnoli dall’esercito di San Martín. Da qui ci vuole poco ad arrivare all’anfiteatro greco, al giardino zoologico, allo stadio Malvinas argentinas o al lago artificiale con il suo club nautico. E da non trascurare è il cancello dell’ingresso del parco, di metallo lavorato e con le immagini del condor e lo scudo della provincia.

A parte il verde, la città di Mendoza ha un interessante patrimonio culturale da scoprire. Alcuni esempi dell’architettura del centro vecchio, con il suo stile coloniale e barocco spagnolo, rimangono. Tra questi: il Banco Hipotecario con la sua facciata ornata di bassorilievi ed archi; la basilica di San Francesco, che funziona inoltre come monastero; il Collegio Nacional Agustín Alvarez; ed il Mercato Artesanal Mendocino, situato in un bellissimo palazzo, che merita di essere visitato per le tradizioni artigianali indigene che qui sono state tramandate e per il lavoro degli  artisti di qui. Il mercato appartiene ad un programma dedicato alla ‘promoción al artesano folclórico’: per gli artigiani del deserto e della frontiera mendocina per il mantenimento della loro identità culturale. Tra i prodotti in vendita ci sono cestini di fibre fatto a mano, abiti ed attrezzature di stile gaucho fatti da cuoio bovino, e tessuti a colori vibranti con disegni a quadretti. Inoltre, Plaza del Independencia di sera contiene un mercato artigianale con merce di ottima qualità e con tanti prodotti indigeni. Per gli appassionati dell’arte c’è un numero di musei e gallerie d’arte inferiore alle città di Cordoba e Buenos Aries. Merita comunque una visita il Museo Municipal de Arte Moderno per le sue mostre di pittori contemporanei.

La provincia di Mendoza è il regno della viticoltura! La zona produce il 70 per cento del vino argentino. Così, tramite l’ufficio turistico di calle Garibaldi è possibile ottenere mappe della zona e la sua industria vinicola. Alcuni autobus partono dal terminale centrale per La Roja e Lujàn de Cuyo – luoghi dove si trovano numerose vigne. La città di Mendoza vanta tante botteghe; per esempio, la Bodega la Rural che inoltre contiene il museo del vino, il più grande del continente. L’uva coltivata nella provincia comprende il cabernet sauvignon, il merlot, il syrah ed il chardonnay. Per i turisti di “eurolandia” i prezzi dei vini sono ragionevoli e in tema di prezzi da non dimenticare che grazie al cambio favorevole  qui in argentina ci si può permettere il lusso di mangiare due volte al giorno al ristorante!
 

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