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3 Ottobre 2006 | Paesaggio dell'anima

N°29-UNA CITTA’, UNA STORIA

L’Argentina raccontata da un giovane emiliano romagnolo… d’Australia, quinta puntata: Mendoza.

Concludiamo qui il viaggio in Argentina assieme ad Edward Caruso, giovane australiano di origini emiliano romagnole. Come spiegavamo nelle precedenti puntate di “Una città una storia”ci sono tanti modi per raccontare una città, c’è il racconto di chi il luogo lo vive giorno dopo giorno, di chi vi è nato o che lì è cresciuto, lavora. Ma c’è anche il racconto del viaggiatore, di chi sceglie di conoscere un luogo nuovo e cerca di catturarne l’essenza, guardandosi intorno, conoscendo persone, scoprendone la  realtà passo dopo passo. Così ha fatto Edward con il suo diario di viaggio in Argentina che come dicevamo si conclude qui a Mendoza.

Ma il nostro Edo è già pronto a lasciare la sua Melbourne per un nuovo viaggio, alla scoperta del Cile, di cui presto potrà raccontarci le belle città e soprattutto la splendida natura. Un viaggio che lo porterà anche a conoscere altri emiliano romagnoli che speriamo possano aiutarlo nel suo viaggio.

Vi lasciamo quindi al racconto conclusivo sulla regione di Mendoza.

Seconda Parte

Le vere attrazioni “fatali” della provincia di Mendoza sono i paesaggi di naturalezza andina. E’ facile pianificare un percorso per un giorno nelle Ande, o per alcuni giorni, ma il vero peccato è di porre un limite all’impresa , basare tutto secondo i limiti dell’orologio. Comunque, non c’è stato scampo; non avevo un lungo periodo a disposizione. Così, la prima fermata è stata la riserva naturale di Villavicencio, di 70.000 ettari, una cordigliera verde vicino alle Ande dove si trovano le fonti dell’acqua minerale naturale, luoghi della marca omonima che spesso si trova a tavola nei ristoranti e nei bar del paese. Le terme si trovano vicino all’Hotel Termas de Villavicencio, un palazzone costruito durante il periodo 1934–1940 in stile alpino che purtroppo è chiuso da alcune decadi. Il cielo, quando non è coperto, è nitido e con un’aria dolce.

Il secondo percorso che ho seguito mi ha portato al confine con il Cile. Per sentire la forza della natura con la sua presenza dinamica che dà un senso di spazio è di purificazione, questa è una di quelle tappe che si devono seguire. Stiamo viaggiando verso il tetto dell’America Latina, raggiungendo altezze quasi paragonabili all’Himalaia (non a caso a  Uspallata, non lontano da qui, è stato girato il film “Sette anni in Tibet”). La cresta dell’Aconcagua arriva a 6.959 metri, e alla base, dove sono arrivato, eravamo a 3.996 metri. Per arrivare qui si devono passare Los Penitentes, montagne rocciose che arrivano a 3.194 metri, e voltare per il Puente del Inca, un punto notevole per le sue acque termo-minerali, i sedimenti di colore arancione/rosso. A parte le terme c’è un piccolo mercato artigianale indigeno, e le rovine di un vecchio hotel, dove si tenevano i bagni termali, ma che fu distrutto da una valanga. Indimenticabile è la neve, e il fresco quando nella città di Mendoza in questo periodo regna il caldo e l’umidità. Indimenticabile il vento, quasi come giaccio, che lacera le guance! Ed indimenticabile, a quest’altitudine, è l’atmosfera, che è più sottile. Per chi soffre di pressione bassa c’è un liquore speciale e dell’ottimo cioccolato che si può acquistare nel centro turistico del villaggio locale, che aiuta a combattere l’effetto della mancanza di fiato. Questi sono luoghi che portano oltre la vita quotidiana, e che lasciano tracce che molti definirebbero “spirituale”.

Per scoprire altre meraviglie delle Ande molti viaggiano al nord verso la provincia di San Juan per il parco Ischigualasto. Invece io sono rimasto nella provincia di Mendoza, e ho viaggiato verso il sud, ed il fresco, a Malargüe, e sempre seguendo la cordigliera andina. Dalla cittadina di Malargüe si può visitare quattro luoghi maestosi. La Payunia ha il suo mistero particolare. A parte agli spazi e la sua fauna – dove è possibile a seguire i condor che volteggiano nel cielo – il parco ha una caratteristica geologica unica – i suoi vulcani estinti. Sono stati identificati oltre 800 coni, e con una guida è possibile seguire alcuni sentieri che portano ad una cresta e fin dentro! La gita dura oltre dodici ore, in un fuoristrada, e gli scorci regalano orizzonti pieni di coni, in una zona desertica, che da lontano sembrano ombre innalzate verso un cielo nitido.
Vicino sta il lago di Llancanelo, un luogo importante per le oltre 100 specie d’uccelli che riproducono nella zona (tra questi i fenicotteri). Di nuovo, con una guida è possibile viaggiare attraverso il parco ed arrivare ad alcuni “ex-vulcani”. A piedi si può passare tra i loro crateri che divulgano uno scorcio bellissimo del lago in basso, ma attento ai venti forti che quasi portano via tutti quanti! Il terzo luogo presso a Malargüe si trova sottoterra. La Caverna de las Brujas, o “delle streghe” in italiano, è in una “collina” che sta ad un’altitudine di 1.830 metri. Siamo sempre in una zona desertica e polverosa, ma quando si entra la superficie della terra tutto cambia. Da Malargüe si può prenotare una gita con una guida indigena esperta di geografia e geologia locale che per due ore conduce un tour tra le stalattiti e le stalagmiti, che, al buio colpite dalla luce di una torcia rimandano colori sull’arancione e rosa. L’ultimo e quarto luogo che ho visitato, Los Castillos de Pinchiera, è chiuso al pubblico al momento, però ci sono passato, grazie ad alcuni contatti a Malargüe! La riserva vanta delle formazioni rocciose al fianco di una collina che assomigliano a un tempio. La struttura sembra lavorata dal terreno arido ed è fiancheggiato da un fiume che scorre verso dei grandi spazi che si possono percorrere sempre con le creste andine in vista.
L’altro luogo indimenticabile da visitare è la Gola dell’Atuel (vicino la città di San Raffael), una formazione geologica che scorre per 67 chilometri. Le creste rocciose sono uniche per le loro forme; per esempio, c’è una vasta pietra in alto scolpita dal vento che assomiglia un fungo, ed altri con delle forme e colori che assomigliano i profili di fantasmi, di vari animali e di varie persone – tutto secondo la propria fantasia! Il fiume Atuel, che scorre lungo la gola, arriva ad una diga che è utilizzato da un centro idroelettrico. Nella gola si possono scegliere tante attività: il rafting, il trekking, sia a piedi o con la mountain bike. Di nuovo, la natura della provincia dà un senso di spazio e d’avventura, e per tanti dà la possibilità di scoprire la propria interiorità. Siamo nella parte del paese dove inizia la Patagonia, mitico spazio che merita un futuro viaggio.
L’ultima parola è per gli amici che ho conosciuto durante il mio percorso. Nei miei giri, specialmente nella provincia di Mendoza, ho conosciuto tante persone e sono bastate poche parole per creare un vero legame. Il fatto della mia origine italiana ha suscitato una forte nostalgia e curiosità per le radici italiane di tanti argentini. Vorrei dedicare i miei articoli argentini a loro.
Questo è l’ultimo articolo basato sul mio viaggio del 2005 in Argentina. A settembre parto per il Cile centrale.

Lettura di Fulvio Redeghieri.
 

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