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29 Gennaio 2007 | Paesaggio dell'anima

N°45-UNA CITTA’, UNA STORIA

Rimini: il segno della memoria.

Rimini: sotto il segno del mare, degli ombrelloni. Sotto il segno della discoteca e del sabato sera.Ma esiste un’altra  Rimini, c’è una città antica in cui il turismo culturale fa concorrenza a quello dei bagni. È questa la Rimini che ci interessa.

Restiamo lontani dalla spiaggia, annusando l’odore della salsedine.
Percorriamo il centro storico possiamo sentirci fieri discendenti degli antichi coloni romani e dei Malatesta, che furono signori della città nel ‘400. Attraversiamo il ponte che l’Imperatore Tiberio fece ristrutturare 2000 anni fa, ma il primo impianto della colonia latina risale al 268 a.C. ed esisteva da prima un abitato popolato da umbri e da celti.  I romani cominciarono da Rimini la conquista della valle padana. Da qui parte il tracciato della via Emilia, costruita nel 187 a.C. dal console Marco Emilio Lepido. La grande strada, che giunge fino a Piacenza, inizia laddove termina la Flaminia e in questo punto di confluenza si staglia l’arco di Augusto. Fu eretto nel 27 a.C. per celebrare l’attività dell’imperatore che si era impegnato anche nella sistemazione delle strade, come ricorda l’iscrizione.

A Rimini sono tante le iscrizioni romane, di carattere politico, funerario o religioso Oggi sono conservate nel lapidario del Museo della Città e raccontano episodi della storia ufficiale, l’esistenza di notabili locali o di persone qualsiasi che, attraverso queste pietre, sono, in qualche modo, sopravvissute al tempo; e sulle lapidi troviamo anche le espressioni della devozione pagana.

Rimini si racconta nel segno della pietra, del marmo, della pittura. E proprio nella pietra e nel marmo è eternata la storia e la gloria di Sigismondo Malatesta, nell’emozionante struttura del tempio malatestiano, progettato da Leon Battista Alberti, nelle sculture di Agostino di Duccio, nella pittura di Piero della Francesca.

La stagione rinascimentale segue un altro momento fondamentale della cultura riminese, il Trecento, e precede la calda sensualità del pittore Cagnacci.

Sotto il segno che scalpellini, lapicidi ed artisti hanno lasciato sull’epidermide delle sue pietre, dei suoi marmi, del grandi monumenti, Rimini compone la sua storia, il suo tessuto urbano, il centro storico, mutato nei secoli, ma anche stravolto dai bombardamenti dell’ultima guerra.

Poco più a nord scorre un breve fiume, il Rubicone. sulle sue sponde Cesare pronunciò la frase “il dado è tratto”, e lo attraversò con le sue  legioni per marciare verso Roma. 

L’età cesariana è, per l’immaginario collettivo, uno dei momenti più significativi della storia della città, che nel frattempo, al termine della guerra sociale, era divenuta municipium. I suoi cui abitanti godevano ormai del diritto di cittadinanza romana con annessa iscrizione alla tribù Aniense. Rimini si trova realmente in una posizione strategica se consideriamo che il Rubicone costituiva ormai da tempo il vero e proprio confine tra la provincia Cisalpina e l’Italia.

L’emozione del passaggio di Cesare con le sue legioni trapela ancora nella temperia umanistica, come pure nei diari e negli appunti dei viaggiatore che, nel corso del loro grand tour in Italia si fermavano anche qui.

Brano corrente

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