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18 Ottobre 2016 | Archivio / Protagonisti

Nardo Giardina: Doctor Jazz

Il medico e trombettista bolognese che ha fondato l’ensemble jazzistico più longevo del mondo

A cura di Vittorio Ferorelli

Care amiche e cari amici di RadioEmiliaRomagna, il protagonista di oggi è un uomo dai molti talenti, dalle grandi passioni e dal sorriso gentile, a cui il nostro capoluogo deve gran parte della sua fama di città del jazz. Il suo nome è Leonardo Giardina, ma per gli amici e i compagni delle lunghe jam session notturne era sempre e solo “Nardo”.

Nato nel 1934, a ventiquattro anni Giardina si laurea in Medicina all’Università di Bologna, specializzandosi in ostetricia e ginecologia. Durante gli studi conosce Gherardo Casaglia, anch’egli futuro ginecologo, e scoprono di avere una passione comune per la musica che arriva dagli States. Nardo alla tromba, Gherardo alla batteria, insieme ad altri studenti appassionati come loro, fondano la “Superior Magistratus Ragtime Band”. Debutto ufficiale al Caffè Modernissimo: 16 aprile 1952. È l’inizio di una storia avventurosa, di cui pochi immaginano gli esiti.
Il gruppo cambierà nome due volte, lasciando la via del latino per imboccare decisamente quella che porta verso l’America: “Panigal Jazz Band”, poi “Rheno Dixieland Band”. Dove “dixieland” è il genere nato a New Orleans con le cosiddette “bande marcianti”: un genere che privilegia i ritmi accentuati, le melodie incalzanti e il gusto per l’ironia. Al clarinetto, nella “Rheno”, si avvicendano due ragazzi che diventeranno piuttosto famosi: sono Pupi Avati e Lucio Dalla.

Negli anni Cinquanta, il jazz a Bologna è di casa, complice anche la presenza massiccia di studenti universitari. I grandi musicisti di Oltreoceano passano in città: Duke Ellington, Benny Goodman, Ella Fitzgerald, Oscar Peterson, Gerry Mulligan… Qualcuno addirittura si ferma, come fa Chet Baker. Nardo lo incontra nello studio di un dentista, a pochi passi dalle Due Torri, dove il trombettista dalla voce angelica va a rimediare i primi danni della dipendenza da eroina.
Nel 1959 il capoluogo tiene a battesimo il suo primo festival del jazz. Giardina e compagni sono ospiti di diverse edizioni, ma non si pongono limiti geografici. Tra il ’60 e il ’62 vanno in tournée in Germania, Francia e Spagna, vincendo premi e riconoscimenti. Durante una trasmissione televisiva della RAI, Nardo ha l’onore di accompagnare alla tromba il mitico “Satchmo”: proprio lui, Louis Armstrong! Finché nel 1964, come accade a volte in questi casi, la band si scioglie e ognuno va per la sua strada.

Otto anni dopo – siamo nel 1972 – Giardina riunisce i vecchi amici per una serata di revival, a un ventennio dalla prima jam. Alla fine ci si guarda in faccia e: perché non ripartire? Si cambia nome per la terza e ultima volta (almeno per ora). Ed ecco la “Doctor Dixie Jazz Band”. Con loro c’è anche un grandissimo come Henghel Gualdi. L’appuntamento è ogni venerdì sera, da ottobre a maggio, nella cantina di via Battisti 7/b e l’impegno sarà mantenuto sempre, anno dopo anno. Il posto è aperto a tutti, senza pagare biglietto: chiunque può entrare a godersi lo spettacolo di un ensemble cosiddetto amatoriale, che in realtà non ha nulla da invidiare ai musicisti di professione, anche se poi ognuno, al mattino, torna a fare il suo lavoro di medico, avvocato, grafico, chimico o commercialista.

Dopo oltre settecento esibizioni e una trentina di dischi, la passione di Nardo Giardina è ancora intatta. In effetti sopravvive anche alla sua morte, avvenuta nel marzo del 2016, perché possiamo continuare ad ascoltarla nelle registrazioni e a leggerla nel libro che ha dedicato a “La città del Jazz”. Una città che deve molto a lui e a quella che Renzo Arbore ha definito “la più longeva, la più appassionata, la più puntuale, la più brava band italiana di jazz tradizionale”.

Per approfondire la storia del jazz a Bologna, si può consultare il sito del progetto “Bandolo. Intrecci sonori nella Bologna di oggi e di ieri”

 

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