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19 Dicembre 2009 | Paesaggio dell'anima

Natale a kilometro zero

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura Fulvio Redeghieri

19 dicembre 2009

Le musiche di questa puntata: Stefano Di Battista e Nicky Nicolai, Full Quartet, Quinzân, Luisa Cottifogli, Schola Hungarica. 

Musica. Stefano Di Battista e Nicky Nicolai: Inverno (cover di Fabrizio De Andrè).

 “Ah, seguire la strada / che si allontana da tutto, / dove non siano in agguato l’angoscia, la morte, l’inverno, / con i loro occhi aperti tra la rugiada” – scriveva Pablo Neruda. Sfuggire all’inverno, dunque, al buio di dicembre, alle notti scure. Pensavamo a una musica invernale, da ascoltare dietro i vetri ricoperti di brina, ed eccola qui, portata nel gelo e nella malinconia dal flauto di Marco Coppi e dal pianoforte di Luciano Titi, che con Tiziano Barbieri al contrabbasso e Vittorio Volpe alla batteria compongono i Full Quartet, una sorta di Modern Jazz Quartet bolognese, in cui jazz e musica classica si accoppiano in nozze benedette dal talento. 

Musica. Full Quartet: Works on lacrimosa.

 Bene, cari amici, il Natale si avvicina a grandi passi, e anche i lauti pranzi di questo periodo. Il nostro pensiero, quindi, continua ad andare all’uomo dai basettoni démodé che è considerato il padre della moderna cucina italiana. Per restare in tema, cioè nel solco di questa terra generosa, ascoltiamo di nuovo Quinzân, che è il nome di un padre, di un podere, di un vino, di un figlio che suona. Musica contadina, delle campagne e delle aie di Romagna, rigorosamente in dialetto. Canzoni che nascono durante il lavoro nei campi, ad esempio durante la potatura della vite, spiega Quinzân, quando “nel silenzio tutto si può trasformare in musica, anche un treno che passa, un fischio; a volte un motivo nasce così”.

 Musica. Quinzân: Al stel d’Uriol di Fig.

Noi siamo tra quelli che non riescono a fare a meno del brodo il giorno di Natale. Possiamo fare i tortellini seguendo rigorosamente la ricetta di Pellegrino Artusi. Questo vale anche per la sfoglia nei suoi diversi tagli (tagliatelle, pappardelle, maltagliati), oltre che per le paste ripiene, come cappelletti, tortelli e la sfoia lorda, una minestra ripiena tipica della tradizione romagnola, che si prepara la vigilia di Natale.
L’Artusi, ce lo teniamo ben stretto. Non solo perché è una delle glorie della nostra regione, ma anche per ringraziarlo: infatti, se guardiamo oggi alla sua mappa delle cucine d’Italia con mente distaccata, dobbiamo riconoscere che la cucina romagnola e quella bolognese, come del resto la toscana, ricevono un’attenzione largamente superiore a quella di altre regioni quali la Sardegna, la Sicilia e un po’ tutto il Meridione. Con queste considerazioni, possiamo lasciare Forlimpopoli, dove ogni anno in estate si celebra la Festa Artusiana e, come in un paese delle meraviglie, cambiano nome le strade, che diventano “Via della Pasta”, “Via dei Gelati”, “Via delle Cose Diverse”. E poiché parliamo di meraviglie da gustare, aggiungiamoci anche quelle da ascoltare. Ancora una voce di Romagna, e una delle più interessanti d’Italia. Un talento straordinario, quello di Luisa Cottifogli, che in “Aiò Nenè” ci lascia senza parole.

Musica. Luisa Cottifogli: Aiò Nenè.

Ce ne andiamo da Forlimpopoli non prima di aver pranzato al ristorante di Casa Artusi, la quale è anche cantina, osteria, biblioteca, scuola di cucina, centro convegni, e dove tra le tante cose s’impara a fare la sfoglia come una volta. Perché noi, in queste feste, possiamo anche rinunciare a tutto, ma non a mangiar bene.
A proposito di cibo, conviene da qui spostarsi nella vicina Ravenna. Nella città dei mosaici, ci ricorda  John Dickie nel suo libro sugli italiani a tavola, gli archeologi scavando nel 1914 in un orto fecero una scoperta eccezionale: riportarono alla luce la pavimentazione della sala da pranzo del re dei Goti, Teodorico, che s’installò a Ravenna nel 493. Al centro del pavimento a mosaico raffigurante le quattro stagioni, una targa recitava: “Prendi tutto ciò che l’autunno, la primavera, l’inverno e l’estate ti riservano nel loro avvicendamento”, mentre un solerte ministro spiegava che “è prerogativa del re poter radunare alla sua tavola le delizie di tutte le terre”. Oggi, invece, si torna al kilometro zero, in barba alla vanteria di Teodorico che si è realizzata: gli ipermercati sono pieni di alimenti di tutte le terre e di tutte le stagioni. Solo a Natale, nel segno della gioiosa abbondanza che ci impone di esagerare, si può derogare alla regola del kilometro zero, annunciata dal ministro di Teodorico, secondo il quale, a differenza del re, “ogni singolo individuo può mangiare solo i prodotti della zona in cui vive”.
Buone Feste con il canto liturgico di Natale che ci arriva dalla Ravenna bizantina.

Musica. Schola Hungarica, László Dobszay e Janka Szendrei: Antiphon for Christmas – Constranzo Porta: Hodie Christus natus est (da “Ravenna, The City of Mosaics – Liturgical Chants).

 

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