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24 Ottobre 2009 | Paesaggio dell'anima

Notturno ferrarese

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

24 ottobre 2009

Le musiche di questa puntata: Malika Ayane, Girolamo Frescobaldi, TubuSinFabula, Mascia Foschi.

 Malika Ayane: Contro vento.

 “Sogni, lacrime/Specchi, pozze limpide /Sai, Trema in bilico / Tutto quello che c’è”. Siamo a Ferrara, cari amici: una città in bilico tra apparenza e realtà, sogni e concretezza padana dove, come sussurra la bella canzone di Malika Ayane, “trema in bilico tutto quello che c’è”. Questo è il nostro stato d’animo, nella città di Michelangelo Antonioni, un regista tutto sguardi eleganti e incomunicabilità. Siamo nella città metafisica di De Chirico; nella piccola capitale degli Estensi costellata, nella campagna intorno, di “delizie”, vale a dire di ville, casini da caccia e ritiri estivi, dove si consumava la dolce vita della corte ferrarese.
Ferrarese era anche Girolamo Frescobaldi, uno dei più grandi musicisti del Seicento, di cui ascoltiamo una composizione, che abbiamo preso dal repertorio dell’ensemble vocale e strumentale Laus Concentus.

Musica. Girolamo Frescobaldi: Se l’aura spira (ensemble Laus Concentus).

L’impronta metafisica di Ferrara non è una frase fatta, cari ascoltatori: basti vedere le strade dritte e rinascimentali dell’Addizione Erculea, com’è chiamata l’estensione della città verso nord affidata da Ercole I d’Este all’architetto Biagio Rossetti e diventata, forse, la più grande operazione urbanistica di tutto il Rinascimento.  A Ferrara le misteriose e desolate architetture di De Chirico incrociano quelle popolate, in modo tormentato e altrettanto silenzioso, dai personaggi dei film di Antonioni. Certo, la città contemporanea è lontana dalla grandiosità rinascimentale, ma l’immaginario si nutre di sogni, e non è un caso che l’immobilismo della città novecentesca, oltre le cui mura si agitava il progresso delle grandi operazioni di bonifica, abbia fatto sì che De Chirico, reduce dalla guerra, concepisse qui la sua inquietante trama metafisica. Nei suoi interni metafisici, De Chirico colloca oggetti assolutamente estranei al contesto, come una barca a remi in un salotto. E’ la stessa operazione di TubuSinFabula, nome collettivo di musicisti impegnati, come dicono, in un “progetto di diffusione dei suoni di confine”. Sentiamo dunque questo brano che da Ferrara ci porta, per misteriose vie, alla lontana India.

Musica. TubuSinFabula: Kriptoganesha.

Se la metafisica è l’arte di generare emozioni lavorando sull’inconscio, provate a girare Ferrara di notte. Come muse inquietanti ci appaiono le statue, le ombre nelle strade, le mura, le bellissime mura con le porte monumentali e i massicci baluardi che sono oggi tra i luoghi più affascinanti di Ferrara. Eh sì, passeggiate lungo il sottomura dei baluardi, e poi tornate dentro, con calma; nel silenzio camminate lungo Via delle Vigne. Di notte: quando tutto rimane in bilico, sospeso tra veglia e sonno. Di notte, come scrive Janet Fitch. “Se fossi un poeta, ecco di cosa scriverei. Della gente che lavora in piena notte. Uomini che caricano treni, infermiere del pronto soccorso con le mani delicate. Impiegati notturni negli hotel, autisti delle pompe funebri nei cimiteri, cameriere nei caffè aperti tutta la notte. Loro conoscono il tuo mondo, sanno quant’è prezioso che una persona si ricordi il tuo nome… Sanno quanto è lunga la notte. E che rumore fa la vita mentre se ne va”.

Musica. Mina: Il portiere di notte.

Non ci possiamo staccare dalla voce di Mina e dal suo portiere di notte: la ragazza, nella canzone scritta da Enrico Ruggeri, entra sempre a notte fonda; lui la vede ogni volta con un diverso cavaliere; lei gli parla solo per chiedergli da bere… Ah, la girevole vita delle stanze d’albergo! – esclamava lo scrittore Alberto Savinio, fratello di Giorgio De Chirico. La notte entra a Ferrara. Passando alla larga dal fossato del castello, la notte penetra in Corso Ercole I d’Este, considerata una delle più belle strade del mondo. Nella notte, splende il Palazzo dei Diamanti, che in questi giorni mette in mostra nelle sue sale le opere di Giovanni Boldini, pittore ferrarese che ebbe successo nella Parigi degli impressionisti, con la sua pittura “spumeggiante, saltellante, tutta un abbaglio di ricami, passamanerie, rasi” – ebbe a scrivere un critico – per dipingere contesse, attrici, amanti, cantanti mondane. Anche loro creature della notte. Come noi, che canticchiamo sotto la luna una canzone di Luigi Tenco. Ma Mascia Foschi, con la sua bella voce latinoamericana da emiliana vera, lo fa molto meglio di noi.

Musica. Mascia Foschi: Ho capito che ti amo (di Luigi Tenco).

 

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