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16 Ottobre 2010 | Paesaggio dell'anima

Ottobre, dichiarazione d’amore

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

16 ottobre 2010

Le musiche di questa puntata: Cesare Picco, Divine Comedy, Claudio Monteverdi, Normandie Wilson, Peter Hammill.

 Musica. Cesare Picco: Ottobre.

 Cari amici, abbiamo scoperto un poeta. Un poeta di Parma, residente nei dintorni, solitario, anziano (ha più di ottant’anni), che dialoga con la natura, s’interroga sul trascorrere del tempo, sul corpo, sul paesaggio, con l’asciuttezza d’accenti del naturalista. “Figurazioni d’ottobre” è una sua poesia che celebra quello che, per noi, è il più dolce dei mesi, per le tinte autunnali e la tenue luminosità delle sue giornate, allo spartiacque tra la bella e la brutta stagione.
Scrive Pier Luigi Bacchini: “Ci lasciano i parchi / i campi da tennis disertati, presso le ville / con foglie sparse, / nell’attesa delle celebrazioni colorate dell’autunno / coi tripudi scapigliati delle vigne / (…) / l’autunno offre lui le parole / come quelle dei pittori; lungo i viali / senza incontri, e con gli ultimi tavolini / nel chiosco. Eh sì, siamo a Parma, seduti in un bar d’Oltretorrente, a uno degli ultimi tavolini all’aperto, nel pomeriggio che declina su un tappeto di foglie secche.

Musica. Divine Comedy: October. 

Le vigne in autunno sono “danzatrici vermiglie in festoni, / senza più le mammelle dei grappoli”… L’autunno, lungo i viali, con i ragazzi seduti agli ultimi tavolini nel chiosco, “è una dichiarazione d’amore / e per questo vado ripetendo le musiche di Claudio, / l’aria tombale / quando dice “Lasciatemi morire … ”.
Lasciatemi morire / E chi volete voi che mi conforte in così dura sorte … ” – è il “Lamento d’Arianna” di Claudio Monteverdi, con i suoi profondi accenti umani. Arianna abbandonata da Teseo su un’isola deserta, si lamenta del suo destino e invoca la morte; e si fa portavoce di tutte le donne abbandonate, come quelle che piangevano alla prima rappresentazione della “Arianna”, il 28 maggio 1608 nel Palazzo Ducale di Mantova davanti a seimila persone. Un successo che fece del “Lamento” (l’unica parte rimastaci dell’opera) uno dei capolavori della storia musicale italiana.     

Musica. Claudio Monteverdi: Il Sesto Libro dei Madrigali. Lamento d’Arianna. I. Lasciatemi morire (Rinaldo Alessandrini e Concerto Italiano).

Sfogliamo l’ultima raccolta di poesie di Bacchini, “Canti territoriali”. Con questo nome, gli etologi indicano i canti amorosi e guerreschi degli uccelli: “gole canore, il flauto / che stimola la femmina” e il nero merlo “con echi verdeggianti”. Nei fenomeni naturali, il poeta di Parma scopre presenze misteriose, e i filarmonici uccelli, le mappe dei voli, le architetture degli alberi, i giardini, gli erbari, gli stagni, disegnano l’immenso archivio dei sensi custodito nell’indifferente e meccanica “scrittura” della natura. La quale, al limite, potrebbe fare a meno dell’uomo: “resta un pianeta disabitato , con specchianti / solitudini di fiumi / e foreste estreme. Senza ancora nomi: nell’attesa / del compimento”.

Musica. Normandie Wilson: The birds are singing.

L’autunno ci coglie lungo la strada per il castello di Torrechiara, che s’intravede tra i vigneti, sulla sommità del colle. In queste terre, chissà, potremmo anche incontrare, “una mattina, / un soldato vagabondo dei Farnese, / con lo schioppo e l’acciarino. I pittori mi aiutano, / e i polverosi archivisti”… Un’interferenza della storia? Perduti nelle geografie ottobrine nelle terre parmensi, possiamo incontrare “viandanti antichi / lungo la carraia, o cacciatori col pennacchio / per il pendio”. Secoli di sfalci nelle campagne, di aromi d’erbe, di battute di caccia sull’Appennino – ed ecco il cinghiale, “il suo grifo villoso, contro il muro / tra le bottiglie” di una trattoria, in mezzo a “etichette di vigneti scelti”.    
Muso di cinghiale imbalsamato, “con i canini arcuati”, “e la polvere / si è depositata, adagio, su quei vetri / di vini tabaccosi”. E “le tovaglie con il vino versato”, “la selvaggina appiccata a frollare”, “un rospo nelle grandi fauci di una serpe d’acqua”, cosa ci raccontano? Che in questo mondo – come canta Peter Hammill in uno dei suoi brani più belli – siamo tutti dei “fuggitivi”?  Perché camminiamo “fuori dalla vita che abbiamo conosciuto e amato” e non c’è “un posto dove fermarci”.

Musica. Peter Hammill, Refugees.

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