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12 Luglio 2014 | Paesaggio dell'anima

Piazza, bella piazza

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redighieri.

Claudio Lolli: Piazza, bella piazza.

« Piazza, bella piazza / ci passò una lepre pazza … » – qualcuno ricorda questa canzone del cantautore bolognese Claudio Lolli ? il brano comincia con una filastrocca e poi va subito a ricordare la piazza Maggiore di Bologna, che quarant’anni fa, il 4 agosto 1974, accolse le bare delle dieci vittime dell’attentato terroristico del treno Italicus, davanti a una folla inferocita con i politici che presenziavano ai funerali. Altri funerali di altre stragi accolse piazza Maggiore, come quella della stazione dell’8 agosto 1980 e quella di Ustica, e funerali di bolognesi amati come il cantautore e musicista Lucio Dalla, eventi luttuosi ma anche felici, come concerti, manifestazioni, spettacoli, la tradizione estiva del cinema in piazza.  La piazza, insomma, è il contenitore delle nostre gioie e delle nostre tragedie. Ed è delle piazze di Bologna che vi vogliamo parlare oggi, in questo fine settimana di luglio che le ha svuotate della presenza umana, rendendole ancora più belle. Lo spunto ci viene da un libretto, « Bologna in piazza », di Matteo Marchesini e Tiziana Roversi, con illustrazioni ad acquerello di Antonia Lucchese. Ora tocca alla musica : poichè abbiamo ricordato Lucio Dalla, che abitava a pochi passi da piazza Maggiore, ecco una delle sue canzoni che amiamo di più.

 Lucio Dalla : Quale allegria.

 Piazza Maggiore: magnifica, monumentale, un vasto spazio comunale da parata, manifestazioni e chiacchiere, che fu anche mercato, circondato da edifici medievali e dalle strette viuzze del centro storico. Ma se, andando verso le due torri, ci spostiamo « nella meravigliosa conca di piazza Santo Stefano, tra la medievale Corte Isolani che buca i muri fino a Strada Maggiore, tra il capolavoro romanico delle Sette Chiese, vero Golgota europeo, e il muretto che corre sotto gli archi accanto alla terrazza di un ristorante », come scrive ancora Matteo Marchesini in « Perdersi a Bologna », possiamo dire che questa piazza sia da meno ? A piazza Santo Stefano ha dedicato una canzone un altro cantautore bolognese, Cesare Cremonini: « Piazza Santo Stefano ha un segreto / le rondini dal cielo / fanno spesso avanti e indietro. / E portan via i colori dell’inverno /proteggono i passanti come i portici dal vento./  E volano, volano via. »

Cesare Cremonini : Piazza Santo Stefano.

Torniamo alle due torri, imbocchiamo via San Vitale e a metà della stessa troviamo un’altra incantevole piazza che, con le bancarelle, il filare degli ippocastani e il profumo dei tigli in primavera, ha l’aria un po’ parigina. In piazza Aldrovandi, dedicata al grande naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi, nella fastosa dimora dei conti Martinetti furono ospiti Napoleone e le sue mogli, e Canova, Foscolo, Leopardi, Rossini, lord Byron, Stendhal … Il salotto della colta contessa Cornelia Rossi Martinetti era il più ambito in città. Da questo slargo che esiste dal Trecento e fu ricavato  dalla copertura del fossato che circondava la cerchia di mura del Mille, passò anche Umberto Saba. Sulla piazza il poeta triestino scrisse una poesia che inizia con questi due versi “Piazza Aldrovandi e la sera d’ottobre / hanno sposate le bellezze loro”, e termina con quest’altro, che dice tutto: “E tu sei tutta in questa piazza, o Italia”. Se l’immaginiamo in un giorno di pioggia, ecco che possiamo ascoltare un altro musicista bolognese, Federico Poggipollini.

Federico Poggipollini: Bologna e piove.

Dove vi portiamo adesso, cari ascoltatori? Potremmo andare al Cavaticcio, che è il nome di un canale che prende le acque dal fiume Reno per convogliarle in quello che era il canale più grande della città, il Navile, quando Bologna era piena di canali, una città d’acqua come Venezia. Il Cavaticcio è stato in parte scoperto da un recupero importante che ha portato alla realizzazione della Cittadella delle Arti. Oppure, dall’altra parte della città, vi portiamo in piazza San Francesco, dove dal XIII secolo sorge la grande basilica dei frati francescani, che ha resistito a distruzioni e rifacimenti. Dal lato di piazza Malpighi, si notano i tre monumenti funebri, della seconda metà del XIII secolo, dei glossatori, i più importanti professori dell’Università. Da piazza San Francesco percorriamo il Pratello, la via più popolare del centro, dove, oltre ai ladri, abitava nel Settecento il grande pittore Giuseppe Maria Crespi. E’ la via dei bohémien, degli studenti, delle mondane, dei nottambuli, dei ristorantini e dei personaggi strani. In fondo, si apre lo spiazzo di San Rocco, con l’oratorio secentesco davanti al quale avvenivano le fucilazioni. Piazza, bella piazza. Torniamo a Claudio Lolli e a una sua famosa canzone che viene qui interpretata dal quinto cantautore bolognese di questa puntata, Luca Carboni, che tra l’altro abita da queste parti. Chiediamo scusa a Francesco Guccini, che ha forse scritto la più bella canzone su Bologna, ma dobbiamo chiudere la puntata.  

Luca Carboni: Ho visto anche degli zingari felici (di Claudio Lolli; arrangiamento Riccardo Sinigallia).

Brano corrente

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