Salta al contenuto principale
28 Giugno 2014 | Paesaggio dell'anima

Romagna stravagante e lunatica

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

Andrea Alessi: La strèda mórta (Poesia tratta da Tonino Guerra, I bu)

Il brano di Andrea Alessi che abbiamo appena ascoltato è tratto da una poesia di Tonino Guerra, il grande poeta romagnolo recentemente scomparso. La voce è della brava Daniela Piccari e notevoli sono tutti gli altri musicisti che hanno contribuito a questo progetto di trasposizione musicale delle liriche dei poeti romagnoli Tonino Guerra e Raffaello Baldini. Siamo quindi in Romagna, cari ascoltatori, nella Romagna stravagante e lunatica, che non è un modo di dire. Nel 2005 moriva Raffaello Baldini, poeta che usava il dialetto del suo paese, Santarcangelo di Romagna (lo stesso paese natale di Tonino Guerra), per conservare e trasmettere ai lettori il cuore della sua esperienza di vita. E lo faceva da Milano, dove viveva immerso nella più sofisticata realtà metropolitana. Tutte romagnole, dunque, le musiche di oggi, come questa versione della “Mazurka di periferia” di Secondo Casadei, ad opera della Caleiòrkestra, gruppo che ha rielaborato alcuni tra i più famosi brani della tradizione musicale romagnola.

Caleidòrkestra: Mazurka di periferia (da “La nostra Romagna”, 2014)

Baldini era un “raccontatore di storie” come Federico Fellini. Le storie che vengono dalla Romagna sono spesso stravaganti e lunatiche, come dicevamo: vengono da una terra che è anche mare, una terra di cardinali e di anarchici, di un capo socialista che sarebbe diventato il capo del suo contrario, il fascismo. Tutto si tiene in questo sanguigno calderone di umori. Torniamo a Fellini: negli ultimi suoi film la realtà appare sempre più degradata e incomprensibile. In uno spot pubblicitario del 1984 il regista prende in giro l’assuefazione al telecomando che ha reso gli italiani spettatori onnivori e indifferenti. La stupidità delle immagini televisive create dagli spot pubblicitari e dai teleschermi onnipresenti, è il bersaglio di “Ginger e Fred” del 1985, così come del suo ultimo film, “La voce della luna” del 1990, dove il degrado visivo, intellettivo e umano è ancor più accentuato. A questa realtà ci si può opporre solo con una sana e poetica follia, sembra essere il messaggio di Fellini – ed è così che si spiega anche il mondo di Raffaello Baldini.

Caleidòrkestra: A gramadora (da “La nostra Romagna”, 2014)

Baldini è morto a 81 anni nel 2005, più di dieci anni dopo Fellini, ed è riuscito a vedere l’esplosione di internet e di scrivere del computer in una poesia. Ma solo di striscio è rimasto colpito delle nuove tecnologie. Anche lui, infatti, è rimasto attonito davanti al dilagare della tv, perché in fondo il suo mondo di romagnoli è popolato di anziani, donne (non in carriera), gente semplice, che oggi sarebbe poco interessata a facebook, ad esempio. In una poesia del 1995, Ad nòta, “Di notte”, un uomo viene trovato morto nel suo appartamento davanti alla tv: in canottiera (è estate), è accasciato sul divano con una bottiglia di vino rovesciata, mentre la televisione continua a trasmettere il suo ininterrotto flusso di notizie, servizi, spot, spettacoli ecc. Eccola, la voce di Raffaello Baldini, nella sua poesia I mórt, dove traspare – come in altre liriche – lo smarrimento del sentimento. L’io narrante, durante una visita al cimitero, si rende conto, guardando le fotografie dei morti, che li conosce tutti, e che quello è il posto cui sente di appartenere di più. Traduciamo dal dialetto: “Quel che sanno i morti, e non dicono niente, sanno tutto, / anche quando sei in casa, da solo, la notte, /porte, finestre chiuse, loro sono lì, /che sei andato a letto, è tardi, hai spento la luce, / sei sveglio, al buio, ti vengono di quei pensieri, /che non si possono dire, loro sono sempre lì, ti leggono dentro, /ma sono buoni, fanno finta di non esserci“.

Andrea Alessi: I mórt (Poesia tratta da: R. Baldini, Ad nòta,  1995)

 Claudio Carboni è un altro musicista impegnato nel recupero e nella valorizzazione della musica da ballo romagnola, il noto “liscio”. Nel 1928, grazie all’inserimento del sax nell’orchestra di Secondo Casadei, accanto agli strumenti tradizionali come clarinetto, violino, contrabbasso, fisarmonica e chitarra, il liscio si contamina con forme di ballo provenienti da Oltreoceano quali il foxtrot, l’one-step e la beguine. È questa la musica che sostiene l’universo poetico di Baldini, perso come noi tra una circonvalaziòun, una circonvallazione, una superstrèda in perenne costruzione, il disinteresse per i viaggi (Mo viàza tè, mè a stàgh bén do c’ha so: Ma viaggia tu, io sto bene dove sono), un’intera giornata di chiacchiere tra donne, un marito che riceve una telefonata dalla moglie defunta, un treno che non porta da nessuna parte, un vecchio professore che cerca nuove avventure sentimentali. E siamo appunto come quell’anziano di Santarcangelo della poesia Intercity, che nell’affollata stazione di Rimini aspetta gli amici per fare insieme un viaggio in treno da tempo programmato, ma poi gli amici ad uno a uno si defilano, per un motivo o per l’altro, e lui sale da solo sul treno deserto – che porta dove?

 Claudio Carboni: Tango Serenata (Da “Secondo a Nessuno. La musica di Secondo Casadei”, 2010)

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi