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10 Dicembre 2009 | Racconti d'autore

Siam poi gente delicata. Bologna Parma, novanta chilometri

di Paolo Nori, Editori Laterza, 2007.
Prima puntata

A cura di Claudio Bacilieri

10 dicembre 2009

Paolo Nori è nato a Parma nel 1963. In questo libro, dice, “non si prova a scrivere una guida senza riuscirci, qui non ci si prova neanche, perché è successo dell’altro”. Certo, raccontare una città quando non si abita più lì, non è impresa facile. Specie quando l’autore ha dovuto lasciarla, e comunque ci torna ogni due giorni, per incontrare una figlia che non vive più con lui. E quando in quella città ha lasciato il suo gatto, che non riempie più di peli il divano nuovo, anche perché il divano è rimasto bloccato in un ingorgo sulla via Emilia… In mezzo a tanto caos, Paolo Nori dimentica di raccontare la sua (ex) città, Bologna. Ma racconta il suo mondo (dentro e fuori), in pagine svagate, trasognate, lievi. Leggiamo nel suo sito un appunto lasciato il 12 dicembre 2008, un venerdì: “Bologna per un po’, non mi è stata molto simpatica. Poi adesso, quest’estate, ho cominciato a trovare dei posti che mi erano, non so come dire, familiari. Passavo davanti a un portone, e pensavo Qui ho fatto la visita per l’assicurazione, di quell’incidente che ho avuto.
Passavo davanti a una strada, e pensavo Qui ho iscritto mia figlia alla mutua. Passavo su un viale, Qui sopra c’è il mio medico di famiglia che sono tre anni che non ci vado, pensavo. Passavo davanti a una farmacia Qui facevamo le impegnative per l’ecografia. Così”.

Siam poi gente delicata

di Paolo Nori

1.1 Un chilo d’oro

Ci son dei momenti, nella mia vita, che uno pensa Adesso posso anche morire. Ce ne sono degli altri che invece sareb­be un peccato, morire in quei momenti lì. Quando si è in mez­zo a qualcosa che si vuol vedere come va a finire. Io adesso per esempio sarebbe un peccato, morire in questo momento qui. Sono in mezzo a qualcosa che se morissi domani, per di­re, appena prima di morire penserei Che peccato. Ho letto in un libro che gli arabi, i mussulmani, tra di loro un augurio che si scambiano è Buona morte. Da noi, se qual­cuno ti augura Buona morte, non ti vien neanche la prontez­za di dirgli Buona morte anche a lei.

Oggi dovevano consegnarmi il letto ho pensato Dài che stanotte si dorme in un letto. Poi mi han telefonato stamatti­na che sono bloccati in autostrada me lo consegnan domani. Vengon da Bologna. Io sto a Parma. Bologna Parma, novan­ta chilometri. Tutto il giorno bloccati in autostrada. 

Prima abitavo a Bologna anch’io. Il periodo che un edito­re mi ha commissionato una guida di Bologna e io ho accet­tato. E adesso è venuto il momento di scriverla proprio il mo­mento che son venuto via, da Bologna.

Noi la nostra testa come funziona, qui in occidente, che noi non moriremo mai. È un modo di ragionare che si potrebbe sintetizzare come Buttare il cervello oltre l’ostacolo. 

Sono andato da mio fratello, mi son fatto prestare il sacco a pelo, dormo nel sacco a pelo.

Gli arabi, a Baghdad, nel settimo secolo, Solimano il ma­gnifico, che aveva fondato il famoso centro di traduzione in­ternazionale di Baghdad, settimo secolo, per ogni libro tra­dotto i traduttori li pagavano a peso. Un libro di un chilo, ti davano un chilo d’oro.  

1.2. Il lavoro del tempo  

Questa è una cosa che ho pensato tantissime volte quindi verrà giù un po’ fiappa, come idea. I primi tempi che l’avevo pensata mi sembrava un’idea fulminante adesso ho l’impres­sione che sia diventata un po’ fiappa. Solo che dovendo scri­vere una guida di Bologna, uno che non sta a Bologna è co­stretto a usare un po’ tutto quello che ha, sia le idee fulminan­ti che quelle fiappe. Questa è un po’ fiappa.  

Tempo fa un decennio fa se non addirittura un tredicen­nio, fa, a fare i calcoli giusti, c’è stato un periodo che io ho abitato in una città moscovita della Moscovia sovietica, la ca­pitale, cioè Mosca.  

In quel periodo all’inizio io come posto, a Mosca, io abita­vo all’estrema periferia, su su vicino alla tangenziale che per arrivare in centro dove lavoravo a una tesi di laurea che chis­sà come mai mi è venuto in testa di fare una tesi del genere ma non parliamo di questo parliamo d’altro, io quel periodo lì che abitavo nella Moscovia sovietica, cos’è successo? Che tutti i giorni andare a lavorare in centro io facevo piedi, auto­bus, metrò, piedi, ci mettevo un’ora, più o meno. 

Allora poi quando sono tornato a Parma io pensare che an­dare a Bologna ci si mette un’ora, in treno, io mi ricordo ave­vo pensato che Parma era una specie di quartiere di periferia della città Bologna Modena Reggio Emilia Parma così come Medvedkovo, che era il quartiere su su dove abitavo era un quartiere della capitale della Moscovia sovietica, significa dell’orso, Medvedkovo, per dire, ma non importa.  

Allora Bologna, che è il centro della città Bologna Mode­na Reggio Emilia Parma, scrivere una guida di Bologna stan­do nel quartiere periferico Parma forse non è così assurdo co­me non sarebbe assurdo scrivere una guida di Mosca stando a Medvedkovo, ho pensato. Se uno scrive una guida di Mo­sca Dove sei stato, a scriverla? gli chiedono, se lui risponde A Mosca non stanno a guardare se era in centro o in periferia, Va bene, gli dicono.  

E niente, questa è la cosa che ho pensato tantissime volte, non quella della guida, quell’altra della periferia, l’ho pensa­ta così tante volte che ho l’impressione che sia ormai un po’ fiappa, come idea, e difatti a rileggerla, mi sembra proprio un po’ fiappa. 

Però magari poi dopo succede che tra dieci anni, diciamo, questa idea che oggi sembra così fiappa sarà tornata ancora fulminante, chissà. 

Che il tempo fa delle cose che noi non abbiam neanche idea, del lavoro del tempo.  

1.3 Col chicco

Un mal di collo. Non siamo più abituati, alla durezza del mon­do, qui in occidente. Io perlomeno non son più abituato. Io è da una vita che pensavo che l’università più antica del mondo era l’università di Bologna, col chicco, l’università di Bologna. E l’università Azhar del Cairo? E l’università Niza­miyha di Baghdad? E l’università fondata da Al Hakam II a Cordoba? Neanche la più antica d’Europa, quella di Bolo­gna. Col chicco, la più antica del mondo.

Sembrava tanto erudito, Giuseppe Balsamo, docente di bi­blioteconomia all’università di Parma fondata tardissimo nel medioevo o anche dopo. 

Devo andare a Bologna a far girare mia figlia in piazza Maggiore. A aspettare il letto resta mia mamma. Dalle undi­ci alle quindici, ci han detto. 

Ho portato qua tutti i miei libri. Quelli di Bologna, quan­do stavo a Bologna, quelli di Basilicanova, quando stavo a Ba­silicanova. È incredibile, certi libri che ho comprato, nella mia vita. Per esempio L’islam spiegato agli infedeli, di Lucas Catherine. Non mi ricordavo, di averlo comprato. Difatti mi viene il dubbio di averlo rubato a Giulio. Giulio è mio fratel­lo. Ha sei anni meno di me, ma è già grande lo stesso.  

Col chicco, che arrivano dalle undici alle quindici. Arriva­no alle diciotto e trenta e il letto non lo montan neanche per via che sono in ritardo. Non c’è più serietà, dice mia mamma. Non c’è più serietà, vecio Dio, dice. 

Comunque dormire in un letto, ah, dormire in un letto. Però bisognerebbe trovargli il suo posto, che il posto dove l’ho messo, testa a nord ovest, non va mica bene. Comunque anche testa a nord ovest dormire in un letto, ah, dormire in un letto. 

Adesso io dir che son povero, con tutta la gente nel mon­do che vive di niente, faccio fatica, a dir che son povero, però io ormai eran degli anni che prima di comprare un libro non ci pensavo, che costava dei soldi, lo compravo e basta adesso invece ci penso e il più delle volte poi non lo compro quindi direi che son povero.

Anche se rispetto a tutta la gente nel mondo che vive di niente, si fa fatica, a dir che son povero. Lo si dice solo per­ché si sa che quella gente lì i romanzi non li leggono mica, se no col chicco, che lo si diceva.

Io prima di smettere di fumare, coi soldi che spendevo io tutti i giorni a fumare, sei euro, diciamo, la gente che vivon di niente ci campavano in sei. Coi miei cerini e le mie sigarette. A me non sembra, normale. Su queste cose ha già scritto un libro Lev Nikolaevic Tolstoj che si intitola E allora cosa dob­biamo fare che dimostra che anche la beneficenza, col chic­co, che serve, la beneficenza. Un libro che io a suo tempo ho comprato ce l’ho qui a casa mia nella mia libreria nuova.

Metter su casa si può lavorar fino a tardi non si deve pen­sare, quei periodi che si è dentro una cosa che da un lato si vuole vedere come va poi a finire, dall’altro non ci si vorreb­be minimamente pensare.

Uno dice il rinascimento, Leonardo da Vinci. Però dopo delle volte si leggon dei libri, che si scopre che quattro seco­li prima di Leonardo da Vinci, Abbas ibn Firnas, oltre a es­sere uno dei padri della musica andalusa e inventore del me­tronomo, inventò anche il cristallo e fu il primo arabo a ten­tare di volare con l’aiuto di un abito particolare dotato di ali fatte di piume.

Si dice che riuscì, a alzarsi in volo, ma atterrando si fece molto male. Secondo Al Maqqari, ciò dipese dal fatto che non aveva previsto la coda.

Leonardo, quattro secoli dopo, aveva un aiutante che si chiamava Zoroastro, soprannome Astro, che gli provava tut­te le macchine volanti prima che fossero finite era sempre in­gessato.

E dalla radio parla della gente che fanno politica e facen­do politica si salvan la vita.

Certo che dover scrivere una guida su Bologna proprio il momento che son venuto via, da Bologna. Forse potrei met­terci dentro un po’ delle cose che scrivevo quando abitavo, a Bologna, che anche allora mi avevano chiesto di scriverci sopra un romanzo, a Bologna, avevo rinunciato perché do­po l’inizio non riuscivo più andare né avanti né indietro. Mi ero come incastrato. Una cosa che ho scritto tanti anni fa che non avevo ancora una figlia avevo una morosa, come si dice.

Un pezzo che leggerlo adesso, dico la verità, può sembra­re un po’ fiappo.

 

Brano corrente

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