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24 Dicembre 2020 | Racconti d'autore

Andiamo noi pastori

Canti sacri natalizi della tradizione popolare emiliana tratti dalla raccolta “La terra che mi porta”, realizzata da Pìvari Trio e Compagnia del Maggio di Frassinoro (Casale Monferrato, FolkClub EthnoSuoni, 2005)

Vittorio Ferorelli

Cari amici e care amiche di RadioEmiliaRomagna, per augurarvi buone feste e buon anno, la rubrica dei “Racconti d’autore” ha scelto di farvi leggere e ascoltare la voce e i suoni della tradizione popolare, proponendovi tre canti che scandivano il tempo natalizio dal giorno dell’Immacolata a quello dell’Epifania. Il disco da cui sono tratti questi canti nasce da una ricerca commissionata dal Comune di Nonantola, nel Modenese, ed è stato realizzato dal Pìvari Trio (Fabio Bonvicini, Mario Nobile, Renzo Ruggiero) e dai solisti della Compagnia del Maggio di Frassinoro (Oraldo Biondini, Stefano Marcolini, Marco Piacentini, Flavio Pierazzi).


Andiamo noi pastori / Tu scendi dalle stelle

Il primo canto, raccolto da Placida Staro a Monghidoro, sull’Appennino bolognese, grazie all’informatrice Maria Grillini, si imparava dagli zampognari che, partendo dall’Italia centromeridionale ai primi di dicembre, giravano tutta la Penisola per raccogliere un po’ di denaro e di offerte. Segue una versione di “Tu scendi dalle stelle” raccolta a Frassinoro dall’informatore Marco Piacentini.

Andiamo noi pastori
andiamo adorare il bambino
andiamo noi pastori
andiamo adorare Gesù.
Sul fieno e sulla paglia
E niente di più.
Che Egli è già nato
Il gran verbo incarnato
di Maria Verginella
in una capannella.

Venite a noi pastori
andiamo a trovare il bambino
venite a noi pastori
andiamo a trovare Gesù.
Sul fieno e sulla paglia
E niente di più.
Che Egli è già nato
Il gran verbo incarnato
di Maria Verginella
in una capannella.

[Fabio Bonvicini: ciaramella; Mario Nobile: organetto diatonico, zampogna a chiave; Renzo Ruggiero: ghironda; Marco Piacentini, Oraldo Biondini, Stefano Marcolini, Flavio Pierazzi: canto]

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Santa Lucia (Intermezzo di Riolunato)

Questo canto proviene da Gaggio Montano, sull’Appennino bolognese, dove Paolo Bernardini lo ha raccolto dalla voce di Irma Poggi. Fa parte dell’Archivio di Giorgio Vacchi, benemerito direttore di coro e appassionato ricercatore di musiche popolari, e testimonia una ricorrenza che, anticamente, coincideva con il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno: quello in cui gli occhi hanno meno luce per vedere…

Santa Lucia domandò a so mèder
dov’è il mio ben ch’al m’ha lasà me pèder?
Tutt’al vòi spender tutto al vòi donare
ai poverini per l’amor di Dio.

Quando l’avév spes e l’avè donato
giù per la via lei se ne andava,
giù per la via lei se ne andava
e il re di Pasqua lei se n’incontrava.

Desir desir desir santa Lucia
volete essere voi la sposa mia?
Piuttosto io vorrei, vorrei bruciare
ma al mondo non mi voglio maritare.

Ma il re di Pasqua allor si mise in letto
gli ambasciator gli mandarno a dire
che il re di Pasqua stava per morire
e che i suoi occhi lo potean guarire.

Lucia si levò gli occhi in un bacino
tolì tolì tolì questo presente,
tolì tolì tolì questo presente
portèl al re di Pasqua incontanente

No, no, no, no, non voglio i suoi occhi
ma voglio lei, ma voglio lei in persona
e s’lan vol gnir bisogna trascinarla,
con sette pèr ed bò bsògna menarla.

I bò i pariven l’aver conosciuta
da terra non la vollero levare,
gli arriva poi i Giudei di Francia
gli dan la santa mena d’un coltello.

Santa Lucia sentì la ferita
incominciò a gridar: Dio m’aita!
Dio m’aita in ciel cogli altri santi,
in Paradiso con le dolci canti.

[Fabio Bonvicini: ciaramella; Mario Nobile: organetto diatonico; Renzo Ruggiero: ghironda; Marco Piacentini: armonium; Oraldo Biondini, Stefano Marcolini, Flavio Pierazzi: canto]

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Ecco donne la Befana (Valzer intermezzo)

Quest’ultimo canto – raccolto a Frassinoro, nel Modenese, dagli informatori Marco Piacentini, Stefano Marcolini e Flavio Pierazzi – racconta della notte in cui, fra il 5 e il 6 gennaio, i bambini attendono l’arrivo di una vecchia con un sacco pieno di regali, ricordo dei doni portati dai Re Magi a Gesù Bambino. In molti paesi italiani la festa dell’Epifania era l’occasione per una questua notturna che si compiva girando di casa in casa. In cambio dell’allegria e dell’augurio di un canto si ricevevano doni in natura: vino, frutta, dolci e pane.

Ecco donne la Befana
Non è quella degli altr’anni,
Ha lasciato veste e panni
All’usanza maremmana.
Ecco donne la Befana.

Donne apriteci la porta
Che vogliam venire al fuoco,
Se tardate ancora un poco
La befana casca morta.
Donne apriteci la porta.

Via su fate prestino
Che anche a noi l’ora ci attarda,
Ed allo spuntar dell’alba
Vien la guazza sul violino.
Via su fate prestino.

E se nulla non ci date
Via di qui andrem piangendo,
Per la strada discutendo
Di persone molto ingrate.
E se nulla non ci date.

Vi ringrazia la Befana
che l’avete favorita,
Dio vi lasci lunga vita
buona gente state sana.
Vi ringrazia la Befana.

[Fabio Bonvicini: ciaramella, canto; Mario Nobile: organetto diatonico; Renzo Ruggiero: ghironda; Marco Piacentini: armonium, canto; Oraldo Biondini, Stefano Marcolini, Flavio Pierazzi: canto]

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La terra che mi porta. Canti sacri di tradizione popolare emiliana
Pìvari Trio – Compagnia del Maggio di Frassinoro

Ricerca originale: Fabio Bonvicini, Mario Nobile.
Arrangiamenti: Marco Piacentini, con la collaborazione di Pìvari Trio.
Produzione: Pìvari Trio e Comune di Nonantola.
Progetto e coordinamento generale: Fabio Bonvicini.
Registrato da Giampiero Berti nella Chiesa di San Martino Vallata (Modena) il 2 e 3 settembre 2004.

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