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9 Gennaio 2010 | Paesaggio dell'anima

Alberi sacri e astrologi persiani

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

6 gennaio 2009

Le musiche di questa puntata: Pneumatica Emiliano Romagnola, Bob Dylan, Riccardo Tesi e Claudio Carboni, Lotfollah Majd. 

Musica. Pneumatica Emiliano Romagnola: Spesso i pastori si fermano. A guardare le stelle.

 “Spesso i pastori si fermano. A guardare le stelle” è il titolo di questo brano della Pneumatica Emiliano Romagnola, la formazione che sotto la guida di Stefano Zucchi (voce, ghironda, piffero, piva e molti altri strumenti) ha raccolto canti, sermoni e balli della tradizione natalizia della nostra regione. Con lui, Marco Bartolini alle percussioni, Umberto Cavalli alla fisarmonica, Marco Muzzi al contrabbasso e la voce di Veronica Benuzzi. Quello che abbiamo ascoltato è un antico ballo bolognese. E dall’Appennino bolognese viene il canto-orazione che segue, e che ci riporta all’orecchio, dai depositi della memoria, vecchie nenie, filastrocche, ricordi e canzoncine infantili dei giorni di Natale.

 Musica. Pneumatica Emiliano Romagnola: Madonina bela bela.   

 Le luci, le ghirlande, i fiocchi colorati, le palline in vetro soffiato sull’albero di Natale sono il sole, la luna e le stelle dell’Albero Cosmico dei Druidi, che era la quercia. Per noi, invece, è l’abete, come l’abete di Wodan, quando la tradizione degli alberi sacri illuminati da falò era ancora del tutto pagana. Un’usanza figlia del pino di Attis e di Dioniso, su cui erano appesi doni come offerta agli dei. Ai piedi dell’albero noi mettiamo i doni, che sono d’obbligo a Natale perché segni augurali di prosperità per tutto l’anno. Lo scambio dei regali rinnova o rafforza i legami sociali. C’è un clima di festa che contagia anche uno serio come Bob Dylan, che nel suo strano e quasi surreale album natalizio, “Christmas in the heart”, prende una filastrocca natalizia e la stravolge in una scatenata polka.

 Musica. Bob Dylan: Must be Santa.

 Torniamo alle nostre montagne con lo splendido “Crinali”, album che il virtuoso dell’organetto Riccardo Tesi e il sassofonista Claudio Carboni hanno confezionato con un gruppo di meravigliosi musicisti, rivisitando il patrimonio tradizionale dell’Appennino bolognese. Ne è uscita, tra le altre canzoni, questa “Ventiquattro”, dove Ginevra Di Marco dà voce ai tormenti femminili, con versi prese da cantastorie e ballate locali. Il tema della Natività di Gesù impone anche l’umanizzazione di Maria, le sue preoccupazioni, il lamento ai piedi della croce. Con la Vergine Maria viene in qualche modo ristabilito il culto della Dea Madre che risale alla notte dei tempi, all’età del Bronzo, prima che le religioni giudaica, cristiana e islamica stabilissero la supremazia della divinità maschile, eliminando dallo spazio sacro anche il gesto che inaugura la vita, il parto. Diventato luogo d’impurità o di espiazione, il parto perde visibilità sociale e relega la donna in una sorta di menomazione fisica. Di qui l’infinito sconforto che prende le donne allo scoccare delle ventiquattro.

 Musica. Riccardo Tesi – Claudio Carboni: Ventiquattro.

 Ma il senso del Natale, cari ascoltatori, è l’umida oscurità di un grembo che ha accolto il signore dell’universo. Il divino ha accettato l’umiliazione dell’umano, si è fatto debole e fragile. Qui sta la novità “rivoluzionaria” del cristianesimo rispetto alle altre religioni. Novità ribadita anche nel racconto dei Re Magi: sono loro, venuti da lontano e stranieri, a riconoscere il bambino nella mangiatoia come re, mentre i giudei, che pure sanno a memoria le Sacre Scritture, lo rifiutano. Da dove venivano i Magi? Da oriente: erano forse sacerdoti di Zoroastro. Eccoli lì, nei nostri presepi, che si avvicinano alla grotta, con i cammelli e i doni, seguendo la stella di Betlemme. Indossano gli abiti tradizionali, braghe, mantello e cappello frigio, come nel mosaico della basilica di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna, dove li abbiamo ritrovati. Eccoli, gli astrologi persiani: stanno arrivando, e con loro la musica dell’antica Persia.

 Musica. Lotfollah Majd: Esfahan.

 

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