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26 Febbraio 2011 | Paesaggio dell'anima

Certe notti

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

26 febbraio 2011

Le musiche di questa puntata: Mina, Nina Simone, Paul Morrissey, Arturo Benedetti Michelangeli (Chopin), Luciano Ligabue.  

Musica. Mina: Amore baciami.

Cari ascoltatori, San Valentino è passato, ma l’aria languida di fine febbraio, dove già c’è sentore di primavera, ci riporta alle parole degli innamorati. In una frizzante versione disco dei primi anni Ottanta,  Mina ci ha fatto ascoltare la sua interpretazione di “Amore baciami”, successo discografico dell’immediato dopoguerra che allietava le giornate degli italiani impegnati nella ricostruzione. L’intermezzo amoroso non deve farci perdere di vista il filo del discorso che abbiamo interrotto mentre viaggiavamo per la provincia di Reggio Emilia, aggrappati alla lenta rovina dei signori di Canossa, che disseminarono il territorio di castelli oggi ridotti a ruderi. Parlavamo di due scrittori molto diversi tra loro: uno reggiano (di Correggio, precisamente) molto in voga negli scapestrati anni Ottanta della canzone di Mina. L’altra, Cristina Campo, nata, trent’anni prima di Pier Vittorio Tondelli, a Bologna, ma romana d’adozione – un’autrice di libri eruditi, solitari, sprezzanti, oggi celebrata per l’eleganza della sua prosa. “Amore oggi il tuo nome / al mio labbro è sfuggito / come al piede l’ultimo gradino…”. E’ una poesia della Campo; a cantare invece è Nina Simone.

Musica. Nina Simone: This year’s kisses.

 “Quest’anno il raccolto di baci / non sembra così dolce con me”, si lamenta Nina Simone. Fare il pieno di baci rende più bella la vita, sicuramente. “Baci larghi come oceani in cui perdermi e affogare”, reclamava Tondelli. La Campo, invece, dopo la solida conversione al cristianesimo, o meglio ai riti bizantini-slavi dell’oriente cristiano, ormai non baciava altro che icone. Dal paese di Canossa, dopo aver visto nella vicina Vico la casa torre secentesca dove sostava Maria Teresa d’Austria quando veniva da queste parti, torniamo a Reggio Emilia. Da qui raggiungiamo Correggio, in una giornata che alterna nuvole e sole. Prima di visitare Correggio, andiamo a trovare Tondelli nel piccolo cimitero di Cànopo, dove riposa come un Jim Morrison di provincia, visitato da ragazzi che amano i suoi libri, lo riconoscono come un fratello maggiore, e fanno anche tanta strada per venire a infreddolirsi sulla sua tomba. Tra le canzoni preferite di Tondelli, c’era questa.

 Musica. Paul Morrissey: Ordinary boys.

 “A Parigi Viva Hate di Morrissey, ossessivamente presente nei miei spostamenti in aereo, sui treni della banlieue, in certi pomeriggi-sere prima di uscire quando nella tua stanza d’albergo vorresti solamente un buon rum forte e ghiacciato che ti carichi per la serata, a Parigi i dodici pezzi di questo album intenso e soft, assorto con quel tanto di sguincio e di kitsch così ben mischiati nella voce di Morrissey, certe sue pronunce da queen mother, certe sue svirgolettature, certi suoi strascichi di oh oh o di no no come di uno chansonnier di balera, certe sue incrinature da Edith Piaf, incipit e ouverture struggenti, teneri, sempre con quella particolare, patologica malinconia adolescenziale e perversa che da anni mi affascina, con quello spirito protestatario e irriverente degno di un dandy sublime…”. Questa la musica che piaceva a Tondelli. La Campo, invece, mistica com’era, amava il suono prodotto dalle catene d’argento dei turiboli durante le incensazioni in chiesa. In una lettera, parla di un concerto di musiche di Chopin interpretate da Benedetti Michelangeli, che – come tutti sappiamo – suonava come un dio.

 Musica. Arturo Benedetti Michelangeli: Fryderyk Chopin – Preludio n. 25 in do diesis minore op. 45, sostenuto.

 A Correggio ci dicono che Tondelli e Luciano Ligabue abitavano nello stesso condominio. “Notte raminga e fuggitiva lanciata veloce lungo le strade d’Emilia a spolmonare quel che ho dentro, notte solitaria e vagabonda a pensierare in auto verso la prateria, lasciare che le storie riempiano la testa che così poi si riposa …”. A questo punto, dalle altezze di Chopin e Benedetti Michelangeli, torniamo sulla terra per ascoltare “Certe notti” di Ligabue, una canzone che sembra scritta sul brano di “Altri libertini”che vi abbiamo letto. Nei giorni della malattia, Tondelli rimuove il tempo dei piaceri proibiti, le luci notturne di Rimini, le fughe sulle strade d’Emilia e d’Europa, l’aria cosmopolita dell’universo artificiale postmoderno. Cerca la grazia. Sfuggenti presenze angeliche possono aiutare nell’attraversamento della notte. E’ quanto traspare nella sua opera più meditativa, Biglietti agli amici, del 1986, che mette a nudo la realtà e il vuoto che la circonda. E’ il tema dell’abbandono, l’idea che “la letteratura non salva mai, tanto meno l’innocente”, e che siamo tutti “abbandonati dalle cose, dal mondo, da noi stessi”.

 Musica. Luciano Ligabue: Certe notti.

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