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10 Ottobre 2009 | Paesaggio dell'anima

Il magone, ovvero malinconie padane

Un viaggio in regione attraverso la musica.

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

10 ottobre 2009

Le musiche di questa puntata: Peter Hammill, Nina Simone, Jordi Savall, Barry White, All My Faith Lost. 

Musica. Peter Hammill: Autumn.

 Meraviglioso e triste, l’autunno. Triste e meraviglioso come questa “Autumn” di Peter Hammill, il musicista inglese dalla voce tirata e nervosa, già leader dei mitici Van der Graaf Generator negli anni Settanta. Cominciano a cadere le foglie dagli alberi dei viali di Modena. E ci sono ancora nell’aria le parole che abbiamo sentito al Festival Filosofia, che anche quest’anno ha visto un vasto pubblico affollare sia le lezioni magistrali sia i momenti di divertimento. Si è parlato del rapporto tra individuo e comunità, e quindi dello straniero, dei rapporti di vicinato, di paura, relazione, fiducia, solitudine. Le piazze di Modena, Carpi e Sassuolo hanno ospitato giovani e meno giovani intrigati dall’assunto del festival, che riprendeva una frase di Valéry: “Un uomo solo è sempre in cattiva compagnia”. Tutto vero, se la solitudine è questa che canta Nina Simone. 

Musica. Nina Simone: Solitude.

 Che bella, piazza Grande. Nella ristretta geografia del centro di Modena, tra il Vescovado e il teatro Storchi, tra la piazza dell’Orologio e il portico del Collegio, i vagheggiamenti amorosi di Antonio Delfini divenivano racconti. Vita vissuta e vita inventata di avvocati, modiste, maestri di musica, ballerine, poeti della domenica, si confondevano tra una camminata e una chiacchiera all’ombra della Ghirlandina.  I portici delle città padane sono la perfetta traduzione urbanistica dell’idea di comunità, tema dell’ultimo Festival Filosofia di Modena. In una canzone, Guccini chiama i portici “cosce di mamma Bologna”. Sotto i portici si è riparati, si sta al caldo e si sente l’affetto della comunità. Lo scorso 6 settembre, a due anni dalla morte, i portici di Modena risuonavano della voce di Luciano Pavarotti, ricordato anche con un concerto gratuito in piazza Grande.
La piazza, le vie: l’acciottolato del centro storico e le tinte ambrate degli edifici ci portano indietro nel tempo, agli echi della corte ducale estense. Per restare in tema, il violoncellista spagnolo Jordi Savall ci esegue un brano di Julius da Modena, cioè Giulio Segni, il musicista cinquecentesco, organista e compositore, amico di Pietro Aretino. 

Musica. Jordi Savall: Ricercare VIII (compositore: Julius da Modena, 1498-1561)

 L’autunno è il tramonto della natura. Secondo il filosofo Emanuele Severino, ascoltato al festival di Modena, un giorno la terra tramonterà definitivamente, e questo tramonto necessario porta già con sé le tracce della solitudine della terra nel Tutto e le tracce del Tutto nella solitudine della terra. In attesa del “venerdì santo della solitudine della terra”, consoliamoci con una più umoristica descrizione della solitudine, affidata alle parole dello scrittore reggiano Ermanno Cavazzoni, che al Festival Filosofia di Modena ha spiegato come si diventa pittori del Po, e in seguito a quali disgrazie. Racconta Cavazzoni che “in

una zona ben circoscritta del Po, lunga circa 30 chilometri, chi fugge la comunità perché ne è cacciato o perché non ce la fa più a sopportarla, finisce per fare il pittore del Po; andando a vivere, in certi casi più acuti, nella golena in una baracca di frasche. Questo fenomeno ha creato una comunità alternativa di solitari, che dal Po e dalla pittura ne cava una qualche virtù medicinale o di conforto”. Se avete dunque un animo solitario, non vi resta che prendere i pennelli e andare a dipingere sulle rive del Po.
Ah, il settembre che ti ho incontrato per la prima volta! Canta Barry White, signori… 

Musica. Barry White: September when I first met you

Ce ne andiamo da Modena, ma ci resta il magone. Sapete cos’è il magone? Difficile se non siete delle nostre zone. Il magone è un caso particolare di malinconia, che si trova in tanti scrittori padani, da Antonio Delfini a Gianni Celati e a Pier Vittorio Tondelli (che lo chiamava “scoglionatura”), e che conosciamo bene tutti noi che viviamo non lontano dal Po. La sensazione fisica di peso allo stomaco o di nodo in gola che viene dalla tristezza, o da una nostalgia associata a un principio di mania, o di follia: è questo il magone. La parola viene forse dal tedesco magen, stomaco, perché questa sensazione malinconica opprime lo stomaco: fatto sta che i padani, coi loro umori nebbiosi, la conoscono bene. “Melanconici stultiferi biliatici neurotici et altri disperati con artrosis e acciacchi d’ossa”, ci descrive Tondelli: noi preda – come lui – del “vischioso male”. E allora sentiamola, una canzone che ci fa venire il magone.

 Musica. All My Faith Lost: Autumn.

Brano corrente

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