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12 Dicembre 2009 | Paesaggio dell'anima

Sulle tracce dell’Artusi

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

12 dicembre 2009

Le musiche di questa puntata: Dodo Reale, Norah Jones, Quinzan, Luisa Cottifogli, Bevano Est.  
 

Cari ascoltatori, scriviamo queste righe in un freddo ma luminoso giorno di dicembre. Siamo in Romagna, nella terra di Pellegrino Artusi, che sarà il protagonista di questa puntata. Siamo nella Romagna africana del Teatro delle Albe, nella Romagna che accoglie nelle sue zone umide gli uccelli migratori. E questa dei Dodo Reale che si muovono tra l’Angola e l’Emilia-Romagna, è la canzone giusta con cui iniziare.

 Musica. Dodo Reale: Il canto delle rondini.

 Dodo Reale è una bella realtà della musica indie-pop. E’ un duo nato a Luanda, in Angola, da Fabrizio Dal Borgo, in arte Dodo, voce e chitarra, autore dei testi e delle musiche, e da Patrizia Ferrarini, un cuore brasiliano sperduto in Emilia-Romagna. Le percussioni afrobrasiliane che suona Patrizia, ci fanno rimpiangere il canto delle rondini e sognare i nidi caldi dei tropici. Invece, dobbiamo parlare della lontana e maledetta notte d’inverno del 1851 che cambiò la vita a un uomo in redingote, con il cappello a cilindro e le folte basette: Pellegrino Artusi.

 Musica. Norah Jones: December.

 Vediamo cosa accadde, quella notte, al futuro autore del famoso trattato “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, il primo ritratto gastronomico degli italiani. Torniamo al teatro di Forlimpopoli, dove la piovigginosa sera del 25 gennaio 1851 avvenne l’incursione della banda del Passatore. Tra le case prese di mira dai banditi, anche quella in cui abitava il droghiere Agostino Artusi, insieme alla moglie, al figlio Pellegrino e alle sei figlie femmine. Con il padre stramazzato a terra, toccò all’unico maschio della famiglia fronteggiare i banditi. Il trentenne Pellegrino era timido, miope, celibe, soffriva di emorroidi. Mentre cercava di patteggiare con i malviventi, la madre rovinò tutto: buttò uno scaldino dalla finestra per dare l’allarme, poi tentò di fuggire dalla porta ricevendo un terribile calcio. Al piano superiore, le tre sorelle più giovani urlavano terrorizzate. I banditi se la presero con Pellegrino colpendolo forte con le pistole, poi ferirono alla testa la sorella più grande. Fermiamoci un attimo con la musica dei Quinzan, un trio che rivisita con calore e intelligenza la tradizione romagnola. Ascoltiamo un brano inserito in “Musica delle Aie”, la compilation 2009del MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) che contiene 33 brani di nuove musiche dialettali provenienti da tutte le regioni d’Italia, realizzata in collaborazione con la Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli, la città natale di Pellegrino Artusi.

 Musica. Quinzan: Zavaj.

 Buttarono all’aria tutti i cassetti, i banditi. Trovarono gioie, oro, soldi. E per finire alla grande la giornata, si avventarono sulle sorelle Artusi. Due delle tre più giovani erano riuscite a nascondersi, ma la Gertrude no. Fu presa, “manomessa e contaminata”, per usare le parole di Pellegrino. Dai tetti di Forlimpopoli e in lontananza si sentivano le sue urla. Il giorno seguente, alla famiglia riunita Pellegrinò annunciò di volersene andare a Firenze per lasciarsi alle spalle la maledetta sera. I genitori convenirono, vendettero l’attività e lo seguirono affidandogli il ruolo di capofamiglia. Ancora una grande voce delle nostre terre, prima di continuare. E’ la bravissima Luisa Cottifogli, la Janis Joplin di Romagna, in “Lo lo lo”, brano di eccelsi virtuosismi vocali.

 Musica. Luisa Cottifogli: Lo lo lo.  

 Cari amici, stiamo parlando dell’Artusi con il libro, aperto sulle ginocchia, di John Dickie “Con gusto. Storia degli italiani a tavola”. Dunque, a Firenze gli Artusi si installarono in una casa borghese in via dei Calzaioli, all’ombra della cupola del Brunelleschi. Pellegrino rilevò un negozio di seta all’ingrosso affidandosi per le forniture ai contatti del padre in Romagna. Lo zitellone era un uomo di mondo: disdegnava l’odore dei piatti dozzinali della cucina popolare che giungeva alle sue narici dai vicoletti del Mercato Vecchio, zona allora degradata e di piccola criminalità. Lui amava in particolare la cucina di Bologna, che aveva frequentato da studente. Quando, nel 1870, nel corso del rifacimento urbanistico di Firenze, si trasferì al civico 25 di piazza D’Azeglio, dove scrisse “La scienza in cucina”, Artusi era sufficientemente agiato per potersi dedicare ai piaceri intellettuali. Il vecchio gentiluomo, snobbato dai circoli letterari, si fece beffe di loro scrivendo di cucina e regalandoci la prima codificazione dei nostri gusti alimentari. Fatta l’Unità d’Italia, ora restava da fare l’Italia in cucina. La quale cucina è, come tutti sanno, il nostro capolavoro. Vi diamo l’arrivederci alla settimana prossima con uno splendido brano dei Bevano Est, formazione di punta della musica etno-folk italiana, anch’essa uscita da quel grande laboratorio che è la Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli.

 Musica. Bevano Est: Patatrack

 

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